Ho sentito il richiamo irresistibile dell'Etna. Mi mancava da morire

di La redazione di Boniviri

27 ottobre 2021

È la prima volta che incontro Davide Scaravilli, giurista di formazione e oggi erede della secolare sapienza agricola della famiglia Virzì. Ci troviamo in un bar storico di Catania, affacciato su Piazza Duomo, di fronte al "Liotru", l'elefante di basalto nero simbolo della città. Mancano pochi giorni alla raccolta delle olive e, nonostante l'atmosfera allegra che ci circonda, Davide è teso: "Ci aspettiamo un'ottima annata, ma basta una grandinata per rovinare tutto".

La sua è una traiettoria inattesa. Dopo gli studi in giurisprudenza e un master alla Columbia University di New York, sembrava destinato a una carriera legale. Ma un giorno, passeggiando tra i grattacieli della Grande Mela, sente un'irresistibile nostalgia: "A un certo punto ho sentito il richiamo dell'Etna. Mi mancava da morire". Decide così di tornare in Sicilia, sui monti Nebrodi, per dedicarsi all'azienda agricola di famiglia. "È stata una deviazione sulla strada sterrata, rischiosa, ma vuoi mettere la soddisfazione?"

Davide ha idee molto chiare: "L'azienda è in un momento importante, stiamo investendo molto. Presto costruiremo anche il frantoio per avere il controllo dell'intera filiera, è la chiave per ottenere un prodotto perfetto". Ha già rivoluzionato processi e prodotti: "Dopo una lunga fase di test, abbiamo deciso di filtrare l'olio. A lungo termine si conserva meglio e la qualità non si perde, perché anticipiamo la raccolta per garantire gli stessi sapori e aromi".

Sui social si descrive come un "professionista in movimento per promuovere la rivoluzione culturale del settore agroalimentare". Spiega: "Per fare la rivoluzione agricola, bisogna prima di tutto innescare una rivoluzione culturale. Finché la gente assocerà l'agricoltore al povero contadino con la zappa, i giovani continueranno a snobbare la terra. Dobbiamo trasmettere il messaggio che l'agricoltura, nonostante le difficoltà, è un settore bellissimo in cui lavorare, su cui innovare e da cui ottenere grandi soddisfazioni, anche economiche. È una questione di reputazione, e dobbiamo lavorare tutti insieme per cambiarla. È la nostra sfida più grande: la vinceremo solo se impareremo a fare rete. Il nord, con i grandi consorzi come quello del Parmigiano Reggiano, ha fatto scuola".

Ci distraggono voci e volti esotici: un gruppo di turisti si siede accanto a noi. "Da un po' di tempo vediamo asiatici, soprattutto giapponesi, a Catania. Piano piano, qualcosa sta cambiando. Dobbiamo lavorare in squadra e valorizzare il potenziale inespresso del nostro territorio, a partire dal turismo e dall'agricoltura". Scegliamo il vino, un Nero d'Avola. Davide mi fa notare che, anche sull'olio, si può seguire lo stesso processo di valorizzazione del prodotto che il vino ha già fatto con successo: "L'olio ha una grande opportunità. E poi è più salutare, più democratico e altrettanto sofisticato".

Starei ore ad ascoltare Davide, ma si fa sera, dobbiamo salutarci. Mentre risalgo il fiume allegro e indisciplinato di persone che inonda Via Etnea, arteria principale della città, ripenso alla nostra conversazione. E capisco che la vita è una questione di traiettorie. C'è chi sceglie quelle dritte e sicure e chi, come Davide, preferisce quelle accidentate e incerte, la polvere della strada sterrata, il brivido di panorami inattesi e orizzonti sconfinati. Capisco che guidare dritto porta al sonno e che la vera vita è fatta di deviazioni improvvise, curve a gomito, strade rotte. Di polvere e sorprese. Chi ha il coraggio di prendere la strada sterrata vive davvero.

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