L'impatto di una fiera: si può fare di più (o di meno)?

di Corrado Paternò Castello

Data di pubblicazione: 25 ottobre 2021

Dal 22 al 26 ottobre, Boniviri ha partecipato a TUTTO FOOD a Milano, una delle fiere internazionali più importanti per il mondo del food. Un'emozione grande e anche un'opportunità per presentare Boniviri a livello internazionale.

Ci siamo però chiesti: qual è l'impatto ambientale di una fiera? E come possiamo fare la nostra parte per essere più sostenibili e coerenti con il nostro modo di fare impresa?

Abbiamo fatto delle ricerche e l'articolo di Chiara Civardi, “Making industrial exhibitions green”, fa luce sull'impatto del settore fieristico e sulle pratiche meno sostenibili legate alle fiere.

Per dare un'idea della portata di questi eventi, come riportato nello studio, nel 2018 il numero di fiere organizzate in Europa ha superato le 2.670, con oltre 735.500 espositori e 75,4 milioni di visitatori.

Come sottolinea l'autrice, “nonostante la loro importanza, gli eventi industriali convenzionali hanno impatti ambientali sostanziali. Infatti, questi incontri richiedono energia e risorse, e sono anche responsabili di emissioni in tutti i settori ambientali: aria, acqua e suolo”.

Per dare un'idea, una conferenza di 3 giorni con 800 partecipanti ha un'impronta di carbonio stimata di 455 tonnellate di CO₂ equivalente, corrispondenti a una media di 0,57 tonnellate di CO₂ per partecipante.

Per i suoi spostamenti, il team di Boniviri ha generato un impatto emissivo di circa 1 tonnellata di CO₂ equivalente. Per questa fiera, il team di Boniviri (composto da 5 persone), considerando gli spostamenti in aereo, auto, moto e metropolitana, ha generato un impatto emissivo di circa 1 tonnellata di CO₂ equivalente. Questo impatto sarà incluso nel nostro Report di Impatto 2021 e sarà compensato.

Oltre al tema delle emissioni, lo spreco di materiali è centrale nell'analisi dell'impatto ambientale di un evento fieristico. Basta guardarsi intorno per vedere quanti componenti degli stand preparati dalle aziende sono destinati a non essere riutilizzati.

Considerando la natura di Boniviri come società benefit e gli obiettivi sociali e ambientali che contraddistinguono la nostra startup, fin dal nostro stand abbiamo voluto dare un messaggio forte, chiaro e diretto degli impegni presi. Abbiamo così immaginato uno stand dove tutti i componenti utilizzati potessero trovare una seconda vita, dove lo spreco di materiali fosse ridotto al minimo e dove l'origine dei materiali fosse considerata in termini di sostenibilità.

Al centro dello stand abbiamo posizionato tre alberi donati dal nostro partner Rete Clima: sono quelli utilizzati per i progetti di riforestazione della no-profit. Le bottiglie del nostro olio extravergine di oliva 750 ml, il primo olio biologico italiano carbon neutral, si ancorano alle loro radici.

Gli eco-pallet che li sorreggono sono unici. Sani, sistemici ed etici. Il legno con cui sono realizzati proviene dalla filiera PEFC, che certifica l'intera filiera del legno, dalla produzione alla lavorazione. Sono opera di PALM SB Ecosustainable Pallet and Packaging in Wood, la prima azienda ad aver ottenuto la certificazione B Corp in Italia nel mondo dei pallet, arrivata in fiera grazie alla tenacia di Primo Barzoni e Matteo Consolini.

Tutta la comunicazione cartacea è realizzata con carta Favini crush, ottenuta da scarti agroalimentari di #olive e con una riduzione della carbon footprint del 20%.

Espositori e pannelli Boniviri sono tutti realizzati in cartone e materiali eco-sostenibili.

Possiamo definirlo un ecostand, piccolo, ma con una grande voglia di raccontare e farsi raccontare. Dopo 4 giorni di fiera, possiamo dire che ha suscitato molta curiosità da parte dei visitatori, degli altri espositori e degli organizzatori.

Abbiamo constatato che spesso è più gratificante togliere che aggiungere. Speriamo che il nostro piccolo esperimento possa essere replicato e permetta ad altre aziende del nostro e di altri settori di ripensare al modo in cui comunicano e si presentano alle fiere: guardando alla sostenibilità prima di tutto come un driver etico, che non si può più fare a meno, ma anche come una leva competitiva, che può aiutare a distinguersi da chi fa impresa “alla vecchia maniera”.

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