Grazie alle sue caratteristiche uniche e al lavoro di vignaioli visionari, l’area intorno al vulcano è diventata destinazione d’elezione per winelovers e gourmand

Se i vini dell’Etna, negli ultimi anni, si sono affermati a livello planetario presso gli specialisti del settore è grazie al terroir unico del vulcano, una combinazione di elementi - microclima, suolo, vitigni e intervento dell’uomo – che hanno trasformato quest’area in un territorio a forte vocazione enologica.
Un territorio con un microclima unico generato da escursioni termiche estreme. Se la latitudine è africana - Catania è alla stessa latitudine della punta settentrionale della Tunisia – l’altitudine è alpina: la vite sull’Etna, che con i suoi 3.340m s.l.m. è il più alto vulcano attivo d’Europa, è allevata fino a 1.300 metri di quota. In un’area geografica limitata coesistono, quindi, clima mediterraneo e di montagna. E se in inverno, in particolare nel versante nord, le temperature possono scendere anche sotto lo zero, in estate possono superare i 40°C, con un’escursione giorno-notte che raggiunge i 30°C.
Poi c’è il suolo. Sui fianchi dell’Etna, che borbotta ininterrottamente da almeno 2.700 anni, si sono creati crateri, grotte e fessure, si sono depositati spessi strati di ceneri e lapilli, e si sono allungate migliaia di colate laviche che hanno arricchito questo suolo - mediamente asciutto e sabbioso e con capacità drenante molto elevata - di abbondanti quantità di minerali, potassio, fosforo e magnesio.
Se gli intenditori ragionano sempre di più in termini di contrade e parcelle è perché, anche a distanza di pochi metri, le diversità accentuate di umidità, temperatura, esposizione e suolo, determinano vini altrettanto diversi per carattere e qualità organolettiche.
Sui fianchi della Muntagna – così la chiamano i siciliani – vengono allevati quasi esclusivamente vitigni autoctoni, altro elemento di unicità di questo terroir. Vitigni che sono stati riscoperti e valorizzati da vignaioli visionari: dal Nerello Mascalese, principe dei rossi autoctoni che si esprime al meglio quando il vino viene affinato per molti anni, al Nerello Cappuccio che accompagna in piccole percentuali il Nerello Mascalese negli Etna DOC per donargli colore. Re dei vitigni autoctoni a bacca bianca è il Carricante, un vitigno capace di invecchiare bene e, per questo, spesso associato ai riesling alsaziani. In minore quantità vengono allevati anche Cataratto, Grecanico Dorato, Coda di Volpe e Minnella.
Terroir è tutto questo, ma è anche - e soprattutto - cultura: tecniche, tradizioni e saperi che plasmano un territorio e ne definiscono l’identità. Qui, nel corso dei secoli, l’uomo ha saputo disegnare paesaggi inconfondibili: le colline vitate ad alberello, i muretti a secco per terrazzare i fianchi ripidi e rocciosi del vulcano, e i palmenti, edifici che un tempo ospitavano le vasche per la pigiatura e la fermentazione dei mosti e che oggi sono stati trasformati in strutture ricettive per winelovers e gourmand.
Il vino è uno dei segreti del successo di questo territorio, ma non è l’unico. L’area è un sito di interesse storico, scientifico e culturale universale, tanto che, nel 2013, l’Unesco ha inserito il Parco dell’Etna, che si estende su una superficie di oltre 19.000 ettari, in uno dei siti patrimonio dell’Umanità. Un patrimonio di luoghi, saperi, tradizioni e mestieri. E di biodiversità, che noi di Boniviri, ogni giorno, ci impegniamo a salvaguardare e valorizzare con il nostro progetto di agricoltura sostenibile e rispettosa.
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