
Sulle pendici del vulcano, che da secoli scandisce i tempi della campagna, Roberto Carbone custodisce un prezioso patrimonio di biodiversità con il suo progetto di agricoltura giovane e coraggioso: SARI.
È domenica pomeriggio e Roberto Carbone è indaffarato nella preparazione di un ordine importante: quasi 2.000 barattoli tra spezie, erbe, tisane e mix aromatici profumati e coloratissimi destinati a una delle insegne più note di Milano. “Sto vivendo un momento intenso, sono molto felice. Soltanto quattro anni fa mi trovavo davanti a un bivio: lasciare la Sicilia per andare a lavorare al nord o restare nella mia terra. Ho scelto di restare qui e realizzare il mio sogno: SARI”.
Il progetto imprenditoriale di Roberto prende forma nel 2018, durante gli studi universitari in scienze e tecnologie alimentari. “Non avevo un soldo né un metro quadrato di terra, ma avevo l’ingrediente essenziale: la fiducia incondizionata dei miei genitori. Per il mio compleanno mi hanno regalato un terreno agricolo di 3.500 metri quadri sulle pendici dell’Etna. Grazie alla sua posizione unica, tra il vulcano e il mare, e i suoi terrazzamenti naturali è molto più di un terreno agricolo: è il mio laboratorio all’aperto”. Nel cuore del parco nazionale dell’Etna, dove il vulcano da secoli irriga di minerali i suoi fianchi neri, Roberto ha deciso di differenziarsi con un progetto controcorrente: coltivare piante officinali, erbe e spezie. “Qui custodisco un patrimonio di biodiversità che le coltivazioni intensive mettono a rischio, creo percorsi educativi per far scoprire ai giovani le piante e i loro benefici e far comprendere tutto il lavoro che c’è dietro un barattolo di origano”.
L’idea è giusta, i volumi crescono e, nel 2020, Roberto capisce che è il momento di aprire un piccolo laboratorio. “Ho acquistato un essiccatore e gli strumenti necessari per creare tisane, infusi e altri prodotti derivati. Poi ho incontrato Boniviri con il quale condivido la stessa visione dell’agricoltura e i valori della sostenibilità. Da allora la crescita è stata inarrestabile, ho dovuto prendere in gestione un altro terreno”. Roberto mi spiega che il suo progetto è intrinsecamente sostenibile. “Tutte le mie piante sono a basso input idrico e non hanno bisogno di fertilizzanti. Non solo: come hanno dimostrato ricerche recenti, con i loro profumi e colori unici influiscono positivamente sull’umore e, per i loro effetti benefici, sono molto richieste per adornare gli spazi verdi di ospedali e strutture sanitarie”.
Me lo immagino, Roberto, nel suo piccolo laboratorio di Trecastagni, in provincia di Catania, intento a studiare le sue erbe aromatiche, essiccarle, miscelarle con perizia e una dose abbondante di creatività. La sua domenica è ancora lunga, dobbiamo lasciarci. Prima di salutarlo voglio togliermi una curiosità: come nasce il nome SARI? “Mi sono ispirato a un documento scritto da Tommaso Fazello, frate domenicano e spia dell’imperatore Carlo V vissuto nel XVI secolo, autore del primo libro sulla storia della Sicilia. Come tutti i forestieri, arrivato a Catania, rimane colpito dalla bellezza dell’Etna e dal suo paesaggio lunare caratterizzato dai grandi sassi neri, che in dialetto catanese antico venivano chiamati SARI. Se ci pensi, questi sassi sono un elemento semplice e al tempo stesso straordinario: quando si sgretolano con la loro polvere ricca di minerali nutrono le piante e donano al terreno proprietà uniche”.
Cala il giorno e resto nel mio studio a ripensare alla nostra telefonata. È proprio così: restare è quasi sempre il viaggio più arduo, ma anche quello più entusiasmante. “Lasciare o restare” è il bivio di Roberto, ma anche la nostra sfida più grande. Restare è non tradire il proprio sogno, inseguirlo e fare di tutto per realizzarlo. Restare è condividere con le persone care le gioie più piene e le cadute più dolorose che, come i sari neri dell’Etna rompendosi, nutrono i nostri traguardi quotidiani.
Sì, restare è la nostra vera misura eroica.


