" Di fortuna resti intriso, chi si adorna di elicriso"
Che storia, l’elicriso. Questo arbusto così poco glamour, non più alto di 50 cm e dall’odore amaro e pungente, quasi sgradevole, riserva (curiose) sorprese. A partire dal nome, che le leggende attribuiscono alla prima ninfa che lo colse, Elicrisa. Ninfa bellissima, dai capelli dorati, che amò un Dio senza essere corrisposta e per questo, alla sua morte, fu trasformata dagli Dei in una pianta di elicriso i cui fiori, oggi, sono portafortuna per le persone innamorate: “Di fortuna resti intriso, chi si
adorna di elicriso”, recita un detto popolare. Si dice anche che un mazzetto di elicriso, lasciato essiccare tutto l’anno e poi fatto bruciare la notte di San Giovanni, permetterebbe di conquistare la persona amata.
Le proprietà di questa pianta, molto diffusa in Italia nei luoghi aridi, specialmente nelle isole, dove a volte si estende così tanto da ricoprire intere distese di terreno, sono potenti quanto le storie di cui è protagonista. L’elicriso, infatti, è ricco di componenti come nerolo e acetato di nerile, tannino, cere ed elicrisina, che donano all’organismo numerosi benefici.
Erba respiro – così viene chiamata in alcune regioni d’Italia per le sue proprietà balsamiche - può essere utilizzato come rimedio naturale contro la tosse bronchiale ed è consigliato ai soggetti affetti da diabete per la sua azione diuretica e depurativa. Non solo, l’elicriso viene impiegato nella realizzazione di pomate contro scottature solari, ustioni e psoriasi e, in oculistica, come emolliente in caso di congiuntiviti acute e croniche.
Una pianta dalle mille proprietà benefiche e definita “immortale” per la caratteristica dei suoi capolini, capaci di conservarsi inalterati nel tempo, anche dopo essere stati disseccati.
Immortale come l’amore della ninfa Elicrisa, conservato ancora oggi, intatto, nei suoi fiori dorati.