L’importanza di saper distinguere le aziende green da quelle che fanno greenwashing.
Termini come sostenibilità, green, eco-friendly sono ormai all’ordine del giorno, e tutte le aziende del mondo sembrano interessarsi a questioni ambientali.
La loro è una scelta obbligata: da qualche anno, con il movimento del Fridays For Future, una sempre maggiore pressione mediatica e i nuovi standard dettati dall’accordo di Parigi, trascurare questo tema significherebbe rischiare di perdere credibilità agli occhi di tutti gli stakeholders.
La naturale conseguenza di questo boom di sostenibilità è l’affievolimento della linea che separa le aziende che mettono in campo un impegno tangibile da quelle che si limitano ad operazioni di marketing.
“In effetti la sovrabbondanza di prodotti green, o presunti tali, ha alimentato anche le bufale e reso più complicato distinguere le aziende veramente sostenibili da quelle che finiscono, magari in buona fede, per proporre solo forme più sottili di green washing.” spiega Alberto Magnani su Il Sole 24 Ore
Le nuove generazioni cercano il vero green
I millenials e le generazione Z sono senza dubbio tra i maggiori promotori di un futuro più sostenibile. Come testimoniato da un’indagine dell’Istituto Toniolo, l’80% si dice pronto a cambiare le proprie abitudini per combattere il problema del surriscaldamento globale, e il 70% si mostra incline a scegliere prodotti di aziende che si impegnano seriamente nel salvaguardare l’ambiente.
L’aspetto interessante da analizzare è proprio quello legato alle abitudini di consumo.
Secondo uno studio della società di consulenza Ernst & Young, il 50 % dei giovani delle nuove generazioni è disposto a pagare un premium di oltre il 10% per un prodotto sostenibile. Nonostante ciò, la quota di giovani under 24 che acquista prodotti sostenibili è più bassa rispetto a quella del resto della popolazione (77% contro 84%), evidenziando una sorta di contraddizione tra la loro sensibilità verso i temi ambientali e i loro consumi.
Il problema sta quindi nella difficoltà nel distinguere i prodotti veramente sostenibili da quelli che lo sono solo in apparenza.
Parte tutto dalla formazione
Per fare un acquisto che possa definirsi sostenibile non basta leggere “green”, “organic” o “biodegradabile” sull’etichetta; è necessario conoscere a fondo l’azienda, la sua filiera e le sue scelte in ambito di responsabilità sociale e ambientale.
«Serve una migliore conoscenza scientifica per evitare uno scarto tra quello che si dice e il livello reale di sostenibilità dei prodotti» spiega Matteo Colleoni, ordinario di Sociologia dell’ambiente e del territorio e delegato alla sostenibilità dell’Università Bicocca
Il ruolo della formazione è quindi fondamentale: l’indagine dell'Istituto Toniolo evidenzia come il 70% dei laureati sia informato sullo sviluppo sostenibile, contro poco più del 40% di chi ha un titolo di studio più basso.
Serve quindi una diffusione più capillare dell'informazione, capace di raggiungere tutti gli strati della società, servendosi dei canali maggiormente utilizzati dai giovani.
Il ruolo di tutti noi, sia in qualità di cittadini sia di consumatori, sarà fondamentale per far sì che la rivoluzione green si concretizzi. È innegabile che ci sia ancora molta strada da fare, ma le nuove generazioni hanno la mentalità e i mezzi per spingere verso un cambiamento radicale, per un mondo veramente sostenibile.
Fonte: Magnani, Alberto. 2021. "Green Sì, Green Washing No. I Ragazzi Italiani Cercano La (Vera) Sostenibilità | Il Sole 24 ORE". Www.Ilsole24ore.Com. https://lab24.ilsole24ore.com/green-generation/green-si-green-washing-no-i-giovani-italiani-cercano-la-vera-sostenibilita.php.